1° Incontro IEICP

Giovedì 22 novembre 2012 si è svolto il primo incontro IEICP sul tema

Persona,lavoro,festa:aprire o chiudere gli esercizi commerciali nei giorni di festa?

Il dibattito si è incentrato su un tema molto attuale che vede, tra le varie iniziative, la costituzione di un movimento sostenuto dalla CEI e da Federesercenti a difesa dei valori e del significato della Domenica.

Dalle varie riflessioni si è condiviso un documento che di seguito pubblichiamo :

 

 

 

 

Via Seminario – Portogruaro Ve

 

Ci siamo interrogati, all’interno del nostro cammino di riflessione denominato Incontri Ecclesiali di Impegno Civile e Politico (IEICP) di Portogruaro, su un tema di viva attualità: “Persona, lavoro, festa: aprire o chiudere gli esercizi commerciali nei giorni di festa?”. Ecco la sintesi di quanto condiviso.


LA SITUAZIONE

I motivi che hanno provocato la protesta in corso contro il lavoro domenicale e il dibattito pubblico conseguente hanno la loro origine nella normativa contenuta nel decreto cosiddetto “Salva Italia”. Più precisamente, la posizione critica è rivolta all’art. 31, che ha liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari dei negozi commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande, superando il previgente principio generale dell’obbligo di chiusura domenicale e festiva e la regolamentazione degli orari giornalieri di apertura e chiusura.
Tale situazione trova il disaccordo dei piccoli commercianti: senza una nuova legge nei prossimi anni tanti negozi chiuderanno; inoltre le Città si troveranno sempre più vuote e sempre meno sicure, a causa della chiusura dei piccoli negozi.
Contrari sono anche i dipendenti delle imprese commerciali, che non vogliono essere obbligati a lavorare tutte le domeniche, riposando in un giorno infrasettimanale. La grande distribuzione commerciale, e anche il mondo cooperativo,  per far valere il principio secondo cui la domenica è un giorno di lavoro come gli altri sei della settimana, ha deciso di uscire dal contratto di lavoro del settore commercio e di percorrere la strada per un altro contratto di lavoro, specifico della grande distribuzione.


 


VALORI UMANI IN GIOCO

Sono numerosi gli aspetti in gioco, come già si può intuire.
Ci soffermiamo su alcuni di essi.
– E’ innanzitutto importante reagire nei confronti della dittatura della dimensione economica nell’organizzazione della società e nella vita delle persone. L’economia, sicuramente importante, non è tutto e non può avere il primo posto. La cultura del consumo penetra in modo invasivo dovunque e non stupisce il fatto che sia arrivata a “contaminare” anche la festa. E’ decisamente importante interrogarci sui nostri stili di vita, cioè sulla qualità delle relazioni e dei consumi, sulle finalità del tempo libero, sul valore della solidarietà e della gratuità.
– Da punto di vista economico ed imprenditoriale, le aperture domenicali degli esercizi commerciali trovano origine e motivazione nell’ aumento nel volume di affari in senso assoluto. Non è per nulla scontato il risultato finale se si tiene conto anche dei costi economici (ed umani) che si devono sostenere. Non sembra affatto vero che la liberalizzazione totale delle aperture porti più occupazione, mentre complica la vita ai lavoratori.
Non sono infrequenti dichiarazioni dei dirigenti dei centri commerciali o delle associazioni di categoria che fanno capire la non economicità relativa all’ apertura domenicale, affermando – comunque – di non poterne fare a meno per esigenze concorrenziali e di emulazione.
– Per i lavoratori delle imprese commerciali, l’impegno domenicale e festivo rischia di compromettere o indebolire le relazioni familiari e sociali.
Tra l’altro è opportuno ricordare che la Carta Sociale Europea afferma che al fine di garantire eque condizioni di lavoro, il giorno di riposo deve coincidere  “per quanto possibile con il giorno della settimana, generalmente ammesso come giorno di riposo dalla tradizione o dagli usi del Paese (art.2, comma 5)”. La diversificazione dei giorni di riposo – infrasettimanali o domenicali – dei lavoratori penalizza il tessuto di relazioni familiari e parentali, sociali ed educative.
– Infine la domenica è anche il giorno della festa condivisa e dell’assemblea per i credenti, che insieme, nella celebrazione eucaristica, confessano la loro fede e celebrano il culto al Signore nel quale ripongono la loro vita e la loro speranza. E questo non può che avvenire in un contesto particolare e caratterizzato dallo stacco dalla routine e dall’ astensione dal lavoro, sapendo che è il tempo della festa che dà senso a quello feriale.
Davvero la festività condivisa è strumento per l’umanizzazione di ciascuno, credente o no. Come si sarà compreso dalle nostre argomentazioni, riteniamo che la difesa del giorno della domenica non sia motivata solo dal fatto che questo è il giorno della  assemblea dei credenti e della celebrazione della loro fede, ma anche dalla necessità di “umanizzazione” della nostra vita.
Vi deve essere convergenza fra quanti, credenti e non credenti, combattono idolatrie e alienazioni, indipendentemente dalla fede professata. È in gioco, infatti, l’uomo, la cultura, la qualità della convivenza.


PROPOSTA

La protesta sul lavoro domenicale ha avuto il merito di riaprire il dibattito pubblico circa il significato della domenica e/o della festa,  con la molteplicità e rilevanza  dei valori in gioco per la società, la religione, le famiglie e i lavoratori.
Siamo convinti della necessità, in materia, della reintroduzione del principio di eccezionalità nell’apertura domenicale degli esercizi commerciali e della volontarietà nella scelta delle persone impegnate nel lavoro domenicale, specie quando siano coinvolte le donne.
Peraltro buona parte dei paesi europei regolamenta le aperture domenicali, limitandole ad un numero preciso, più o meno consistente.
La Confesercenti ha proposto una legge di iniziativa popolare che ha trovato il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana. Tale proposta di legge prevede l’abrogazione dell’art. 3, comma 1, lett. d-bis), del Decreto Legge n. 223/2006, come modificato dall’art. 31 del Decreto Legge n. 201/2011.
Con l’eventuale approvazione della proposta di legge si tornerebbe alla situazione precedente, riconsegnando alle Regioni la competenza a regolamentare la disciplina degli orari dei negozi. Si ritiene che la disciplina precedente fosse più equilibrata e più rispondente alle realtà territoriali, a tutela delle società locali e del lavoro autonomo e dipendente.
La posizione del gruppo di IEICP va nel verso del sostegno dell’iniziativa di Confesercenti. Riteniamo che si debba ulteriormente procedere ad una regolamentazione e riduzione delle aperture domenicali e festive di carattere nazionale.


Noi riteniamo importante agire perché il Parlamento nazionale e i Consigli Regionali condividano la necessità di approvare una legislazione uniforme per tutto il territorio nazionale. Le troppe cosiddette specificità territoriali, in tema di aperture domenicali, risultano nocive sia per le imprese che per i lavoratori. Citiamo come esempio positivo da seguire la normativa recentemente approvata dalla Provincia di Bolzano, che ha ridotto drasticamente il numero delle domeniche durante le quali i negozi sono aperti al pubblico e ne ha regolato l’orario di apertura.